Nel 2011, un terremoto devastante colpì il Giappone, seguito da uno tsunami che cambiò per sempre la storia del paese. A Ōtsuchi, una delle città più duramente colpite, sorse un luogo che parla al cuore: il Telefono del Vento.
Una cabina bianca, immersa nel verde, con un vecchio telefono nero che non è collegato a nessuna linea. Eppure, ogni giorno, persone da tutto il mondo vi entrano per parlare con chi non c’è più. Per dire quello che non hanno fatto in tempo a dire. Per affidare i propri pensieri al vento.
Nato nel giardino di Itaru Sasaki per elaborare il dolore per la perdita di un cugino, quel telefono è diventato un simbolo di speranza e memoria dopo la tragedia. Migliaia di persone si sono fermate lì, lasciando parole, lacrime, silenzi.
Non c’è suoneria. Non c’è risposta. Solo la forza delicata di un gesto che unisce chi resta a chi è andato via. In quel luogo sospeso, il dolore trova voce e la memoria diventa eternamente presente.
Ohga
Nel 2011, un terremoto devastante colpì il Giappone, seguito da uno tsunami che cambiò per sempre la storia del paese. A Ōtsuchi, una delle città più duramente colpite, sorse un luogo che parla al cuore: il Telefono del Vento.
Una cabina bianca, immersa nel verde, con un vecchio telefono nero che non è collegato a nessuna linea. Eppure, ogni giorno, persone da tutto il mondo vi entrano per parlare con chi non c’è più. Per dire quello che non hanno fatto in tempo a dire. Per affidare i propri pensieri al vento.
Nato nel giardino di Itaru Sasaki per elaborare il dolore per la perdita di un cugino, quel telefono è diventato un simbolo di speranza e memoria dopo la tragedia. Migliaia di persone si sono fermate lì, lasciando parole, lacrime, silenzi.
Non c’è suoneria. Non c’è risposta. Solo la forza delicata di un gesto che unisce chi resta a chi è andato via. In quel luogo sospeso, il dolore trova voce e la memoria diventa eternamente presente.
5 months ago | [YT] | 98