11 dicembre 2014 - Trattativa pm Ardita: gravi anomalie nella revoca dei 41bis. Pressioni per trasferire Provenzano [1] Al processo trattativa è il giorno di Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto a Messina e dal 2002 al 2011 direttore dell’ufficio detenuti al Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria). Un organo che, nel 2004, avrebbe firmato un patto con i servizi segreti per avviare una serie di colloqui informativi con i boss detenuti, anche dietro compenso. “Non ne ero a conoscenza – dichiara il magistrato – come dirigente del Dap dovevo fare in modo che tutto si svolgesse nelle regole dell'ordinamento penitenziario, che sono molto rigide. Quel protocollo comporterebbe una palese violazione dei principi dell'ordinamento penitenziario e sarebbe un fatto grave”. Da poco la Procura ha depositato agli atti del dibattimento in corso una serie di documenti riservati che ne confermano l'esistenza, oltre all'elenco dei capimafia che sarebbero stati a libro paga del Sisde. In base alle carte, sarebbero in particolare otto i mafiosi che avrebbero messo a disposizione dei servizi le informazioni in loro possesso. “E’ una prassi totalmente illegale – protesta Ardita – non solo va a incidere sui colloqui investigativi ma potenzialmente può creare un inquinamento delle possibili fonti di prova successive. Mi auguro non sia accaduto, ma se così fosse sarebbe un fatto gravissimo”. Il protocollo Farfalla (per il quale è in corso a Roma un processo per omissione di atti d’ufficio) è ormai un documento scritto nero su bianco, in cui si parla di una “penetrazione informativa intramuraria” per “l’ingaggio dei detenuti appartenenti alle maggiori strutture criminali autoctone”. Proprio Ardita, chiamato a testimoniare al processo Mori-Obinu nel 2011, fu il primo a nominarlo pubblicamente, sempre davanti al pm Nino Di Matteo che oggi conduce l’esame. [
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