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MangiaFuoco

🇮🇱🇵🇸 Quando una storia come questa giunge al suo epilogo, è facile cadere nella tentazione emozionale. Settimane di hype hanno contributo a soverchiare la più noiosa e scontata sceneggiatura possibile: la Global Sumud Flotilla, si sapeva, avrebbe seguito il destino delle precedenti spedizioni.
Abbordaggio, attracco ad Ashdod, fermo dell'equipaggio, rimpatrio con ramanzina.
Però siccome i 50 "gioiosi natanti" verso l'orizzonte sulle note di Bella Ciao avevano un grande ufficio stampa (in molti casi erano loro, la stampa), allora la storia giorno per giorno aveva acquisito croccantezza.
E, come sempre accade, lo spettatore ha iniziato a far tifo per l'underdog.

Finita com'è finita, per non rassegnarsi alla disillusione, ora lo spettatore ha iniziato a cercare letture alternative dal sapore mitopoietico. Tutte ridicole.
Dalla flotta che sarebbe una versione contemporanea del dannunzianesimo, alle analogie coi piccoli hobbit che provano a scalare il Monte Fato, fino alla profilazione dei martiri hippie pronti a sacrificare le loro vite pur di infilare una margherita nei Galil israeliani.

Bene, l'esistenza di tutte queste ricostruzioni assolutamente fantasiose è l'unico, vero successo della Flotilla.
Per rovinare la bella storia con la verità basterebbe dire che gli equipaggi erano ben finanziati, ben coordinati, disposti a navigare solo nelle migliori condizioni possibili (l'«arrivo» è avvenuto con due settimane di ritardo per contrattempi vari tra cui il mare mosso, sic!), protetti da un'attenzione mediatica totale e galvanizzati dalle note attività di raccordo con le autorità israeliane da parte di tutti i Ministeri degli Esteri dei 50 Paesi rappresentati.
Col volo su Vienna tutto ciò c'entra davvero molto poco. Per non parlare dell'immagine di Saverio Tommasi come novello Kusunoki Masashige che mi traumatizza.
L'unità di crisi della Farnesina è appaltata per loro da giorni; per scongiurare "attacchi con droni" sono partite solo dall'Italia due navi da guerra. Per inciso, Israele è il Paese con le più avanzate armi di guerra elettronica al mondo. È stato in grado di uccidere Haniyeh a Teheran senza che nessuno se ne accorgesse.
Se avesse voluto, avrebbe trasformato la Flotilla in cibo per squali già a 300 km dalla zona rossa. Con o senza navi di scorta.
I membri degli equipaggi hanno rischiato più verosimilmente di morire di congestione.

La Flotilla è un atto politico, si dice.
E, grazie alla sua attività, di Gaza se ne parla.
Ma innanzitutto prima che partisse non mi pare che Gaza avesse lo stesso spazio mediatico del Sud Sudan. E secondo poi, proprio in quanto atto politico, non deve essere necessariamente condiviso.
A differenza invece dell'atto umanitario, il quale per giorni era stato bluffamente messo sempre e solo al primo posto, e invece le 50 tonnellate di aiuti se le porteranno a casa un po' per uno i partecipanti come dopo una festa di compleanno con troppa torta avanzata.
Il vero atto politico riguardava la sovrapposizione totale della causa palestinese con il mondo antagonista; l'occasione per partiti politici sponsor di testare sondaggi alla mano (e voti dove si è votato) la portata elettorale del tema; la volontà di creare un appiglio su cui fare opposizione.
Il tutto decorato con quella sempiterna spruzzata di metaforica frutta candita che risponde al nome di "superiorità morale".
Qualcuno, tipo Salis, ha già legato la tutela che meriterebbe Flotilla a quella necessaria alle navi delle Ong. Tanto per far capire il livello di ideologizzazione, che pone la tragedia dei bambini della Striscia in terzo/quarto piano.

In molti pensano che agire sia comunque meglio che starsene sul divano.
Che in tempi come questi sia necessario prendere una posizione. Fare una scelta.
Ebbene, chi dice che la scelta debba essere tra il sostegno al governo Netanyahu e quello alla Sumud Flotilla?
In quale universo binario provare ad ipotizzare strumenti di dissenso diversi dalla mitomania dovrebbe essere considerato un atteggiamento vigliacco?

Le idee che diventano azione sono ammirevoli.
Le stupidate che diventano azione no.

Dividere i mondo tra bene e male prendendo Flotilla come spartiacque è molto triste.
Però fa audience.
Ciò che personalmente noto con rammarico è la totale mancanza di voci terze, capaci di condannare eccessi e crimini quando si palesano, ma pure di rifiutare la gabbia del misticismo assoluto. Quella che costringe, dopo aver "scelto" da che parte stare, a doversi abbardare di inadeguatezza per difendere l'indifendibile nelle tv, nei teatri, nei consessi internazionali.
O sulle barche a vela con gli strass.

Daniele Dell’orco

1 week ago | [YT] | 3

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2 months ago | [YT] | 0

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6 months ago | [YT] | 1

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“So come era la Russia prima di Putin. Come piacerebbe all’Occidente, alle Pussy Riot, alla NATO, a tanta bella/buona/brava gente. Eccomi nelle liste di proscrizione democratica”.
(Giovanni Ferretti in Il Libretto Rozzo dei CCCP e CSI)

3 years ago | [YT] | 12

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Fuori l'Italia dalla guerra -
MANLIO DINUCCI - Scrittore e Giornalista

Partendo dal suo nuovo libro "La Guerra. E' in gioco la nostra vita", l'analista geopolitico Manlio Dinucci parla della situazione geopolitica attuale.
Il governo Draghi, dichiaratamente pro Nato, si pone in maniera bellicista ed anti russa, assumendo un ruolo netto nello scacchiere mondiale. Che ne è della posizione non belligerante e diplomatica che l'Italia ha sempre tenuto in ambito internazionale? E' certamente arrivata l'ora di fermare questa deriva pericolosa e anticostituzionale, e di aderire alla campagna "Fuori l'Italia dalla guerra!". Intervista di Beatrice Silenzi - Giornalista (10 Maggio 2022)

3 years ago (edited) | [YT] | 6