Svolgo la professione di counselor filosofico. Aiuto le persone a conoscersi e vivere liberamente divulgando il sapere e le pratiche della filosofia mistica. Pubblico tre rubriche settimanali sui miei canali social, tengo incontri personali di counseling filosofico e conferenze. Nel 2018, ho pubblicato il libro: "Il virus benefico. Aprirsi la strada per la libertà e la verità in un mondo di sopraffazioni e menzogne." Per incontri di counseling filosofico individuali o di coppia (in studio oppure online), conferenze, incontri nelle scuole con classi, team insegnanti e studenti, o per qualsiasi altra informazione potete contattarmi via mail all'indirizzo: dadrimblog@gmail.com Per biografia e CV visita il mio sito: www.dadrim.org
Pierluigi Dadrim Peruffo
Un'amica ha scritto: Buongiorno Pierluigi,
volevo porti una domanda. Ho letto che Santa Teresa, soprannominata da se stessa “la penna di Dio”, aveva passaporti, infinite donazioni e viaggiava in aereo, mentre nel suo paese c’erano bambini malati che dormivano sul pavimento e venivano curati con pochissimi medicinali. Ho letto anche che una parte consistente delle donazioni finiva alla Chiesa. Ognuno è libero di donare a chi vuole, ma mi chiedo: perché lei ha ricevuto il grande onore della santità, quando nel mondo esistono tante suore che sacrificano davvero tutto, persino il loro pane, per i più bisognosi? Secondo te è un buon esempio per la società? Forse molte suore nel mondo potrebbero sentirsi toccate o persino dimenticate, oppure sono così consapevoli che l’amore autentico non ha bisogno di essere riconosciuto né proclamato? Forse Dio e Gesù, nel più alto dei cieli, daranno loro ciò che hanno donato sulla terra, riconoscendo il loro amore silenzioso nel giorno del giudizio.
Grazie Pierluigi. Per me sei una guida autentica, ed è per questo che riesco a dirti con libertà ciò che sento.
La mia risposta: Carissima,
si sente che il tuo messaggio nasce da una sensibilità autentica verso la giustizia, il dolore e l’amore silenzioso che spesso il mondo non vede e non celebra. Le domande che poni sono legittime e, a mio avviso, necessarie. Da tempo anch’io sento il disagio che nasce quando la santità viene letta come riconoscimento pubblico, visibilità, istituzione, mentre l’amore più vero spesso resta nascosto, quotidiano, anonimo, consumato nel silenzio di tante vite che non finiscono sui libri né sugli altari. Esistono, come dici tu, innumerevoli donne e uomini che hanno donato tutto senza lasciare traccia, senza passaporti, senza donazioni milionarie, senza titoli, e che proprio per questo incarnano una forma di amore profondissima.
Credo però sia importante distinguere due piani. La santità proclamata è un linguaggio umano, storico, istituzionale. Non è una misura dell’amore, né una classifica davanti a Dio. È un simbolo, un riferimento che una comunità sceglie, con tutti i limiti, le ambiguità e le ombre che ogni istituzione porta con sé. L’amore reale, quello che salva e trasforma, non ha bisogno di essere riconosciuto, né premiato, né ricordato. Esiste e basta.
Personalmente penso che le anime più luminose siano spesso proprio quelle che non verranno mai nominate, perché non hanno mai cercato di esserlo, perché disfunzionali al messaggio del potere, oppure che vengono celebrate e spesso ampiamente deformate e strumentalizzate solo dopo morte, come spesso fa la Chiesa per sbiancare i suoi sepolcri. In questo senso hai ragione: l’amore fatto non si dice, si vive. E forse proprio per questo è libero. Quanto a Dio, se posso dirlo con semplicità, non credo che attenda il giorno del giudizio per “risarcire” qualcuno. Credo piuttosto che ogni atto di amore vero sia già compiuto, già pieno, già intero in sé. Nulla va perduto. Nulla resta invisibile a ciò che chiamiamo Dio, anche quando resta invisibile agli occhi del mondo. Dobbiamo quindi ben distinguere la Vita dalle istituzioni. La Chiesa, nella storia, ha decretato santi anche molti cialtroni e veri criminali, altre volte persone realmente sublimi, spesso però quando e come le conveniva. Onestamente gli stemmini della Chiesa, nel migliore dei casi, servono a diffondere la storia di persone meravigliose che altrimenti rimarrebbero sconosciute, come quella della giovane Chiara, ragazza che non cercava fama, riconoscimento o premi, che non ha accumulato patrimoni, non viaggiava in aereo per il mondo né parlava con i potenti, ma moriva amando, illuminando e ricongiungendosi a Dio. Di Madre Teresa di Calcutta non ne so molto perché non mi ha mai interessato, per qualche motivo a pelle.
Ti ringrazio per la tua condivisione. Le tue parole aiutano a non addormentarsi in una fede superficiale, da competizioni o consolatoria. Continuiamo a farci domande vere: sono sempre segno di amore per la verità.
Un abbraccio
Pierluigi
#spiritualità #coscienza #amoresilenzioso #veritàinteriore #ipocrisiadelpotere
1 week ago | [YT] | 118
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Pierluigi Dadrim Peruffo
Mi è stato chiesto perché Dio permetta la sofferenza, e perché la vita non possa essere una realtà di sola pace e serenità. Proviamo, per un momento, a non scomodare Dio e a osservare semplicemente come la vita si manifesta, insieme al dolore e alla gioia.
Una certa sofferenza del corpo appartiene alla condizione stessa dell’esistere e, in quanto tale, è inevitabile. La sofferenza interiore, invece, nasce in larga misura dai nostri attaccamenti e si manifesta come conseguenza quasi naturale di un modo di vivere che procede contro il senso profondo della vita. Quando la sofferenza viene compresa, accolta e attraversata con lucidità, essa si trasforma in uno spazio di pace e di libertà; quando invece si persevera ciecamente in azioni e pensieri disallineati, la sofferenza si accumula e conduce alla rovina interiore. Se tutto fosse pace, la pace stessa resterebbe invisibile, poiché non vi sarebbe alcun contrasto capace di renderla riconoscibile. Il gioco dei contrari non è dunque un errore dell’esistenza, ma una sua necessità, perché solo attraverso l’esperienza della tensione e del limite l’essere umano può divenire testimone consapevole della natura più intima della coscienza.
#sofferenza #consapevolezza #crescitaspirituale #ricercainteriore #sensoDellaVita
1 week ago | [YT] | 69
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Pierluigi Dadrim Peruffo
Le persone che ci hanno cresciuto hanno fatto del loro meglio, secondo i loro limiti e la loro storia, ma il più delle volte ci hanno anche trasmesso pesi e ferite. Questo accade semplicemente perché nessuno può donare ciò che non ha e nessuno può amare oltre la propria consapevolezza. Finché continueremo a colpevolizzarli o a idealizzarli, rimarremo intrappolati nelle stesse dinamiche infantili che ci hanno formato e continueremo a cercare negli altri ciò che nessuno potrà colmare al posto nostro.
Crescere significa rinunciare all’attesa che siano i nostri genitori, o chi per essi, a vederci, a riconoscerci o a salvarci, e iniziare invece a guardarci con la tenerezza e la responsabilità che forse nessuno ci ha insegnato. È un momento di svolta, spesso doloroso, in cui la dipendenza affettiva lascia spazio alla dignità del proprio cammino interiore. È lì che la guarigione inizia davvero, perché scegliamo consapevolmente di non essere più il risultato delle omissioni e delle ferite altrui, ma i custodi vigili della nostra vita.
Quando smettiamo di chiedere all’altro ciò che non può darci e impariamo a offrirci ciò che abbiamo sempre cercato, il passato non governa più il presente, le ferite smettono di definire la nostra identità e la coscienza torna a rispecchiare la luce della vita. Iniziamo così a essere madri e padri di noi stessi in modo amorevole e consapevole. Per farlo, il primo e più importante passo consiste nel riconoscere la paura che abbiamo di divenire totalmente responsabili delle nostre vite.
Con affetto,
Pier
#CrescitaPersonale #GuarireLeFerite #AmareSeStessi
1 week ago | [YT] | 220
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Pierluigi Dadrim Peruffo
Ci sono momenti in cui tutta la teoria, la fede e la filosofia che abbiamo raccolto negli anni, tutta la nostra capacità di comprendere e interpretare la realtà, ci sembrano improvvisamente impotenti. La mente ripete che nulla accade per caso, che ogni evento ha un senso, che chi se n’è andato continua in un’altra dimensione, che la coscienza non muore, che tutto appartiene al disegno di Dio. E forse è vero, forse in un modo profondo lo è sempre stato. Tuttavia, quando perdiamo qualcuno che amiamo, il corpo non sente le parole e il cuore non parla il linguaggio della mente. Il dolore non si lascia convincere, perché non vuole essere spiegato, chiede solo di essere sentito.
La nostalgia arriva come un’onda che scompagina tutto. La mancanza fisica apre un vuoto che spezza il respiro. I ricordi si fanno vivi, così vivi da trafiggere, e lasciano emergere un unico desiderio, semplice quanto impossibile: vorremmo che quella persona fosse ancora qui con noi. Lo chiediamo a Dio, al cielo, alle stelle, ma tutto sembra tacere, e la nostra preghiera si fa parola strozzata in gola che diviene pianto. Non c’è nulla di sbagliato in questo. Non è mancanza di fede né fallimento della consapevolezza, e nemmeno aridità della vita. È amore nella sua forma più esposta, l’amore che non trova più il corpo a cui era abituato, che cerca una nuova dimensione che ancora non percepisce perché troppo sottile rispetto a tutto ciò che ha finora attraversato.
A volte, senza accorgercene, usiamo la spiritualità per coprire questo dolore, per tentare di essere più forti, mentre quella forza diventa solo un’altra forma di sofferenza che ci spinge a indossare una pace che non abbiamo davvero incontrato. La verità è che non esiste pace senza attraversamento. Non esiste guarigione se continuiamo a dirci che dovremmo essere già oltre. La parte più saggia e compassionevole che possiamo offrire a noi stessi è smettere di pretendere di essere diversi da ciò che siamo, accogliere la nostalgia senza giudicarla, lasciare che il dolore abbia il suo corso naturale. La fragilità e lo smarrimento non contraddicono la saggezza spirituale, anzi, talvolta la rivelano.
Con il tempo, senza forzature e senza scappare da ciò che proviamo, la relazione con chi se n’è andato cambia forma. Non si spegne, non svanisce, non si estingue. Diventa più sottile, più intima, più silenziosa. Questa nuova presenza non nasce da uno sforzo mentale, ma dalla sincerità del cuore che attraversa ciò che incontra e lentamente si apre a un altro modo di amare.
A tutti coloro che stanno vivendo questo difficile passaggio, desidero lasciare un pensiero che non vuole risolvere, ma che accompagna. Se state camminando dentro questa terra ignota, se ci sono giorni in cui la nostalgia pesa come un macigno e altri in cui l’angoscia sembra quasi l’aria che respirate, sappiate che è tutto parte del percorso e che non siete soli. Ricordate che il vostro dolore non è un errore né un limite, e che non c’è alcuna fretta davanti alla morte.
Un giorno alla volta, prendetevi un po’ più di spazio, un po’ più di respiro, un po’ più di pace. Non la pace che cancella, ma quella che trasforma, quella che nasce quando il dolore smette di essere un nemico e diventa una soglia.
Un abbraccio grande,
a voi e al vostro amore che, mentre tutto passa, resta e trasforma.
Pier
#lutto #nostalgia #amorechetrasforma #consapevolezza #camminointeriore
2 weeks ago | [YT] | 181
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Pierluigi Dadrim Peruffo
Buongiorno a tutti!
Vorrei capire quanti di voi hanno un profilo Instagram, perché da qualche mese le iscrizioni, le visualizzazioni e le condivisioni dei contenuti che pubblico lì si sono praticamente azzerate. Sembra che il social non mostri più ciò che pubblico neppure agli iscritti al mio profilo. Ho seimila iscritti e mi pare davvero strano che, da tempo, sembri tutto morto. Mistero.
Prima di abbandonarlo definitivamente vorrei fare un’ultima prova per vedere se è possibile rianimarlo. Vi chiedo quindi di scrivermi qui nei commenti se avete un profilo Instagram o se siete già iscritti al mio, e se vi va di darmi una mano provando a rimetterlo in movimento con un like e un commento alle prossime pubblicazioni.
Mi trovate come dadrimofficial. So che i miei contenuti, spesso lunghi, non sono proprio il formato ideale per quella piattaforma, tuttavia noto che nemmeno i video brevi, i testi essenziali o le immagini funzionano, mentre su YouTube e Facebook tutto procede piuttosto bene. Non riesco a darmi una spiegazione. Non che la cosa mi tolga il sonno, ma sono sinceramente curioso di capire che cosa stia accadendo, anche perché molte persone mi dicono di usare quasi esclusivamente Instagram e credo pertanto che, tra un culo e un gattino, una mia riflessione potrebbe solo fare bene. Se qualcuno ha inoltre qualche competenza specifica nel mondo dei social e nei loro meccanismi, e desidera darmi qualche indicazione o suggerimento, ben venga.
Se poi la situazione dovesse rimanere così probabilmente lo lascerò dormiente o lo chiuderò, perché in ogni caso pubblicare contenuti richiede tempo.
Grazie di cuore a tutti.
Un abbraccio,
Pier
#ProblemiInstagram
#InstagramDown
#InstagramEngagement
#InstagramItalia
#EngagementZero
#Calodivisualizzazioni
#AccountBloccato
2 weeks ago | [YT] | 144
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Pierluigi Dadrim Peruffo
“Parla senza pretendere di avere ragione, ma sempre con il coraggio di non tradire mai la verità che senti.”
La pretesa di avere ragione nasce quasi sempre da una ferita profonda, da un vissuto in cui ci hanno fatto sentire invisibili, irrilevanti, giudicati o sminuiti. Quando riconosci e lasci andare questa memoria emotiva, si apre uno spazio più vasto, in cui la parola non diventa un’arma, il dialogo non è più una battaglia per la sopravvivenza della tua identità e finalmente diviene ciò che avrebbe sempre dovuto essere: un ponte, una mano tesa, un modo di restare accanto per ascoltarsi soprattutto quando le idee divergono. Questo però non implica rinunciare alla tua verità interiore, anzi è esattamente il contrario. Parlare da questo luogo non ferisce, non divide, non vuole vincere; illumina ciò che è comune, accoglie ciò che è distante e scioglie ciò che è inutile.
“Non credere in te stesso, ma fai ciò che ami con tutto te stesso.”
La cultura contemporanea ripete come un mantra l’invito a “credere in se stessi”, ad avere “stima di sé”, come se l’io fosse una sorta di piccolo dio da venerare. Eppure l’io, come immagine di noi stessi, è un’ombra che cambia forma in ogni momento, una costruzione fragile che chiede continue conferme. Quando smetti di credergli non ti svuoti, ti liberi. Fare ciò che ami diventa allora un gesto di affidamento alla Vita stessa, non più un’autoaffermazione ma una resa consapevole a ciò che ti supera e ti guida.
Così scoprirai che quel “te stesso” non è mai davvero esistito, e che è sempre e solo esistita la Vita, consapevole, immensa, libera, luminosa. La dissoluzione dell’io identificato non è una perdita, è un ritorno. È come accorgersi che per tutta la vita hai confuso un riflesso con la fonte della luce. Quando l’immagine si scioglie rimane solo la luce. La Vita, nel suo movimento originario, non conosce i confini che il pensiero inventa: non è né mia né tua, non è personale. È un flusso senza centro che si muove attraverso ogni forma, oppure puoi vederla come un flusso che ha il medesimo centro in ogni punto e in questo movimento continua a crearci, respirando in noi, parlando in noi, amandoci dall’interno. Ricorda: nell'assoluto ogni punto è il centro, nel limitato nessun centro è l’assoluto.
“In questa rivelazione accade ogni benedizione.”
La benedizione non arriva da fuori. Accade quando cessa il rumore della mente e si apre lo spazio della presenza silenziosa. Ogni cosa, anche la più ordinaria, appare allora semplice e sacra allo stesso tempo. Non cerchi più conferme perché non c’è più un “te” da confermare; rimane solo pura bellezza.
“Vivi come se ogni giorno fosse l’ultimo, e muori come se davanti a te si aprisse l’eternità. Perché, in realtà, è così.”
La morte non è la negazione della vita, è il suo compimento. Ogni giorno può essere l’ultimo non come minaccia, ma come rivelazione preziosa dell'unicità sacra e irripetibile di ogni istante. Pensa a questo: è proprio la limitatezza del tempo a rendere ogni momento dal valore inestimabile. Se dimentichi il limite, ti privi della profondità della vita e ti illudi immaginando una linearità sconfinata. Quando vivi con questa consapevolezza, nulla è sprecato, nulla è rimandato, nulla è trattenuto. E se la morte apre l’eternità, la vita non può che essere già intrisa di eterno in ogni suo istante. L’eternità non è distanza, linearità, orizzonte; è intimità totale, verticalità, profondità abissale.
Un abbraccio a tutti voi miei cari compagni di viaggio.
Pier
(Risposta a una richiesta di approfondimento del breve post di ieri)
#filosofiaquotidiana
#filosofiadelavita
#pensieroprofondo
#saggezzacontemporanea
#viaggionellessere
3 weeks ago | [YT] | 127
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Pierluigi Dadrim Peruffo
Si sente spesso ripetere che l’Occidente sarebbe ormai dominato da un individualismo dissolvente, come se la società avesse smarrito ogni senso di appartenenza e la capacità di sacrificarsi per qualcosa di più grande del proprio tornaconto. Eppure ciò che è accaduto negli ultimi anni, e continua ad accadere, racconta una storia diversa e più complessa. La maggior parte delle persone ha aderito senza particolari resistenze a ciò che veniva progressivamente imposto, accettando con sorprendente passività richieste che in condizioni normali sarebbero apparse del tutto irragionevoli e autolesioniste. Basterebbe ricordare gli slogan grotteschi sui “condizionatori per la pace”, l’idea di prepararsi alla guerra come via maestra per difendere la pace, il crollo economico vissuto con fatalismo, la crescente insicurezza delle città accettata come una specie di destino urbano inevitabile, oppure la retorica salvifica intorno all’intelligenza artificiale, mentre posti di lavoro reali scompaiono e figure come Elon Musk parlano di una fantomatica ricchezza universale che dovrebbe proprio arrivare dall'intelligenza artificiale. In questo contesto l’individualismo appare più come una formula retorica che come una realtà vissuta, un velo ideologico che nasconde una dipendenza molto più profonda, pronta a trasformarsi in obbedienza cieca al primo richiamo dell’autorità.
Questa dinamica si rende possibile perché l’Occidente non è popolato da individui realmente liberi, autonomi e consapevoli, ma da un paradigma collettivo composto da modelli edonisti, narcisisti e infantili talmente interiorizzati da agire come una grande identità culturale condivisa. Quando il potere annuncia una minaccia, reale o immaginaria, capace di incrinare questo paradigma, le persone si allineano immediatamente alle misure più restrittive, convinte che obbedire sia il modo più efficace per difendere la propria idea di libertà, progresso e benessere. Ne nasce un paradosso tanto assurdo quanto devastante. Nel tentativo di proteggere un’astratta idea di libertà si finisce per sacrificare la libertà concreta, accettando limitazioni, disumanizzazioni e condizioni di vita che solo pochi anni fa sarebbero state considerate inammissibili.
Il quadro che ne emerge non è quello di una società individualista ma quello di una società alienata, nella quale l’identità personale è così fragile da dissolversi immediatamente nella voce dominante del momento. Quando si interrompe l’illusione di vivere dentro un sistema capace di fornire la felicità come un bene esterno, quando si comprende che la felicità è uno stato della coscienza e non un obiettivo da comprare o difendere, la prigione perde consistenza. In quell’istante diventa evidente che il perimetro che credevamo invalicabile era costruito interamente sulla paura, sul bisogno di conformarsi e sulla rinuncia a conoscere sé stessi. Ci si accorge allora che oltre quel recinto esiste un mondo diverso, più semplice e più vero, nel quale si può finalmente camminare senza la voce del padrone dentro la testa.
Buona serata a tutti!
Pier
P.S. Domani niente video lungo, sto preparando alcuni lavori un po’ delicati e ho bisogno di tempo. Grazie a tutti.
#Occidente
#Individualismo
#ManipolazioneDiMassa
#Libertà
#consapevolezza
3 weeks ago | [YT] | 85
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Pierluigi Dadrim Peruffo
"Parla senza pretendere di avere ragione, ma sempre con il coraggio di non tradire mai la verità che senti.
Non credere in te stesso, ma fai ciò che ami con tutto te stesso. Così scoprirai che quel “te stesso” non è mai davvero esistito, e che è sempre e solo esistita la Vita, immensa, libera, luminosa. In questa rivelazione accade ogni benedizione.
Vivi come se ogni giorno fosse l’ultimo, e muori come se davanti a te si aprisse l’eternità. Perché, in realtà, è così."
Un abbraccio a tutti e buona giornata,
Pier
[Se vuoi approfondire il mio lavoro trovi tutto nel mio sito. Il link è in bio.]
#filosofia #psicologia #coscienza #sentimenti #PierluigiDadrimPeruffo
3 weeks ago (edited) | [YT] | 107
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Pierluigi Dadrim Peruffo
Viviamo in un tempo che idolatra la rapidità, nel quale la trasformazione istantanea è diventata un mito collettivo e una promessa costante del mercato della crescita personale, una sorta di fast food dell’anima che illude e impoverisce. È necessario rifiutare queste menzogne, perché la maturazione autentica segue un ritmo antico, quasi organico, fatto di minimi e apparenti spostamenti interiori che, come semi dimenticati nel terreno, si schiudono all’improvviso quando giunge la stagione giusta, sorprendendoci con la loro forza discreta.
Il lavoro interiore attraversa giornate buie e momenti di confusione che spesso scambiamo per regressioni, mentre sono passaggi indispensabili attraverso cui emergono i nostri nemici interiori, le ombre che chiedono di essere viste. Sapendo questo, non dobbiamo essere severi con noi stessi quando non scorgiamo risultati rapidi e lineari, perché ciò che conta davvero non accade sulla superficie della mente, ma nelle profondità della coscienza dove la psiche lentamente si rischiara.
Ogni metamorfosi autentica è un processo sottile e silenzioso, e procede secondo leggi che non coincidono con l’impazienza dell’ego. È un lavoro di sedimentazione, di purificazione interiore, di ripetuti e faticosi ritorni alla presenza. I grandi maestri lo ricordano da sempre: la trasformazione non è un atto di pura volontà, ma un lasciar accadere, un permettere a ciò che è vivo in noi di maturare nel proprio tempo. Possiamo affidarci a questa energia interiore, immensamente più ampia e saggia del nostro desiderio di controllo.
Anche quando tutto sembra immobile, qualcosa in noi si sta muovendo, come una radice che lavora invisibile sotto la terra e prepara, senza rumore, la fioritura futura. È un invito a fidarci della saggezza della vita, a farci da parte, a lasciar operare in santa pace quel divino chirurgo che ci abita da sempre.
Un abbraccio grande a tutti voi,
Pier
#crescitaInteriore
#metamorfosi
#consapevolezza
#trasformazione
#viaggioInteriore
4 weeks ago | [YT] | 109
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Pierluigi Dadrim Peruffo
Ho ricevuto un commento su facebook al mio video su Musk e sull’illusione della ricchezza universale generata dall’IA. Quel commento mostra un equivoco significativo, che non riguarda solo una persona, ma una mentalità diffusa: l’incapacità di vedere la posta in gioco e la profondità del cambiamento in corso. Ho sentito il bisogno di rispondere.
"Credo che qui ci sia stato un fraintendimento, oppure stiamo giocando, anche se il mio discorso era piuttosto serio, dato che tutto questo sta accadendo ora e coinvolgerà tutti noi. La promessa di Musk è una fantasia tecnocratica che ignora completamente come funziona la coscienza umana e come viene realmente distribuita la ricchezza. La storia mostra che senza una trasformazione interiore, ogni nuova tecnologia concentra il potere invece di distribuirlo. Il nodo è interiore, non esteriore. Se non cambia ciò che muove l’essere umano, nulla cambia davvero fuori.
Ed è qui che nasce la domanda centrale: qualcuno dovrebbe spiegarmi in termini concreti come l’intelligenza artificiale potrebbe portare il reddito di 8,2 miliardi di persone anche solo a 2.000 euro al mese, figuriamoci “rendere tutti ricchi”. Musk arriva persino a dire che non ci saranno più i soldi e che nessuno lavorerà, quindi da dove arriverebbero queste risorse infinite che il desiderio umano continua a generare senza sosta? Oggi, se vuoi uno yacht, devi lavorare sodo o rubare. Domani, in assenza di lavoro retribuito e con la tecnologia nelle mani di pochissimi attori privati, chi decide chi prende una Panda e chi una Ferrari? Chi stabilisce chi può permettersi un bilocale e chi una villa?
Non stiamo parlando di dettagli pratici, ma di un nodo strutturale e ontologico: quando si scambia il mezzo per il fine, si capovolge l’ordine dell’essere umano. La tecnologia, da strumento, diventa un idolo, mentre la coscienza, che dovrebbe essere il centro, viene relegata in periferia. Da questo rovesciamento nasce un’idea di progresso che più avanza esteriormente, più scollega interiormente.
La mia critica nasce proprio da qui: senza un cambiamento della mente, senza una coscienza non più condizionata da paura e avidità, nessuna tecnologia può generare equità o libertà. La tecnologia amplifica ciò che già siamo. Questo era, ed è, il senso del mio scritto.
C’è un’ultima domanda inevitabile: quando un multimiliardario dice che “la tecnologia ci renderà tutti ricchi”, quale metro di ricchezza utilizza? Quello di un bambino di una favela brasiliana, che con un panino e una bottiglia d’acqua pulita al giorno si sente un signore, o il suo? La distanza tra questi due punti di riferimento dovrebbe essere il cuore del discorso, e quasi nessuno la guarda.
A ciò si aggiunge un dato concreto: l’intelligenza artificiale, per ragioni fisiche prima ancora che politiche, non è fruibile da miliardi di persone. I mega data center consumano quantità mostruose di acqua ed energia. Le stime più oneste parlano di qualche centinaio di milioni di utenti reali, forse un miliardo. Non certo otto.
Sic et simpliciter: o ci svegliamo, oppure dal grande sogno del mondo smart e ipertecnologico ci ritroveremo in una riedizione aggiornata dell’ex Unione Sovietica, solo con uno smartphone in mano.
Spero di essermi spiegato."
#ElonMusk
#IntelligenzaArtificiale
#Coscienza
#Tecnocrazia
#PensieroCritico
1 month ago | [YT] | 214
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